È un dizionario
Sì, anche se estremamente parziale.
Sono presenti solo termini che descrivono una persona, il suo mestiere, il suo ruolo, oppure che indicano categorie di persone o esseri, anche letterari e mitologici. Non è (ancora) completo, e forse non lo sarà mai. Ma ho parecchi taccuini di termini da svolgere.
Nel formato online non è impostato in ordine alfabetico, ma solo con la sequenza cronologica di inserimento; inoltre, l’assegnazione di tag di navigazione procede lentamente, ma il motore di ricerca interno può aiutare a ricostruire intere famiglie di termini.
Ci sono due piccole schede supplementari, poco profonde, per nomi che indicano periodi, come Potopiu, o luoghi geografici, come Trójmiasto; nell’attuale formato online sono miscelate ai termini dedicati alle persone.
È una linea
Nel suo formato in word (microsoft office), ogni lemma del Lineziario, ogni termine e la sua descrizione, è sempre compresa in un’unica e sola linea di testo
Questo vuol dire che ci sono al massimo 87 battute a disposizione (circa, dipende dall’ampiezza della lettera), comprese in un rigo inserito in un foglio A4 verticale con margini a destra e sinistra di 2 centimetri. Se volete, potete calcolare la linea in 17 centimetri. Naturalmente, molti termini hanno occupato molto meno spazio.
Complessivamente si tratta di una regola non proprio razionale, ma che serviva per mettere in sequenza tutte le parole raccolte. Un termine, una riga. Tutto qui.
Visivamente, la pagina in word così “compattata”, ha un suo fascino ordinato e regolare. Come font uso l’Arial, corpo 11.
Per rimanere nella linea, ho dovuto spesso ricorrere a stratagemmi illegittimi e a sigle anche di stretto uso personale, come “st” per soprattutto e “zb” per ad esempio (dal tedesco “zum Beispiel”); i numeri romani sono spesso usati così, scempi e isolati, per indicare il secolo.
In qualche caso ho mentito, ma non è semplice accorgersene; qualche significato accessorio non c’è proprio entrato.
È un’inezia
Ci sono molte regole interne, che mi sono dato, non tutte del tutto giustificabili e spesso itineranti, con profondi ripensamenti e modifiche, che rendono questo elenco piuttosto irregolare.
L’ineziario non è infatti nato in modo organico; molti termini, inseriti in momenti diversi, hanno caratteristiche ideali e pratiche piuttosto differenti. E cosa includere o non includere è sempre stato argomento di dibattito.
Ad esempio, sono compresi nomi che riguardano categorie di persone (o anche esseri fantastici, ad esempio), ma non nomi che identificano un solo uomo o una sola donna. Ma, zb, l’Uomo Nero è un essere unico o un franchising?
Nel dubbio, c’è.
Inoltre, inizialmente, l’elenco conteneva solo parole “curiose”, perdute o degne di essere appuntate – come trecca, astursiere, shill – quindi è stato rimpolpato con termini di corollario, traduzioni rilevanti, etimologie rivelatrici, significati plurimi e, infine, sono stati saccheggiati repertori – soprattutto uno (o due, diciamo), molto noto – e dizionari locali, specialistici e gergali, senza possibilità di rintracciare sempre l’origine. Che infatti è raramente citata e buonanotte ai copyright, perché si tratta di materiale non pensato per la pubblicazione. Sorry.
Ma l’obiettivo di partenza non era quello di essere completo. Per questo è più facile che in un Lineziario ci sia Riparienses o Tricoteuse piuttosto di Gelataio. Che, infatti, non c’è e non so se ce lo metterò. (Actually, yep).
Il numero uno
La prima parola “lineziarizzata” è stata Kibitzer.
Si tratta di un termine di origine yiddish che indica “i ficcanaso che vanno nei parchi o nei locali pubblici, come pub e birrerie, a guardare insistentemente altri che giocano a scacchi, a carte o altri giochi; i kibitzer assistono, danno consigli non richiesti e commentano le partite, ma non giocano mai in prima persona”.
La sfida consisteva nel descrivere questo termine in 87 battute circa, per occupare non più di una riga; non credo di esserci riuscito, ma poi ho cominciato a mettere parte delle mie raccolte di termini secondo questa regola ideale. Non è poi tanto diverso dalla creazione di un Mandala. Una parola, all’inizio; adesso, sono circa 35mila.